La professoressa Cristina Galassi, direttrice della Scuola di Specializzazione in Beni Storico-Artistici dell’Università di Perugia, ha tenuto un appassionato intervento, in occasione della restituzione alla città di Gubbio della Madonna del Melograno, sulla salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale italiano. L’evento ha avuto come fulcro il restauro e la restituzione alla collettività di una magnifica opera attribuita al maestro noto come Pseudo Pierfrancesco Fiorentino, un importante rappresentante della produzione artistica rinascimentale.
Portando il saluto dell’Università di Perugia e degli altri 13 atenei consorziati coinvolti nel progetto, la professoressa Galassi ha sottolineato l’importanza formativa del programma che si svolge presso il complesso di San Benedetto. Questa iniziativa mira a preparare figure altamente specializzate, quali futuri direttori di musei e soprintendenti, con una visione ampia e interdisciplinare.
Ha evidenziato come la collaborazione tra accademia e amministrazione comunale sia fondamentale per la valorizzazione del patrimonio culturale, celebrando il grande impegno delle istituzioni nell’offrire spazi adeguati alla conservazione e allo studio delle opere d’arte.
Per Cristina Galassi si tratta di un’opera dal profondo valore artistico e simbolico
La protagonista del discorso è stata un’opera dal profondo valore artistico e simbolico, raffigurante una Madonna con il Bambino sdraiato e San Giovannino. L’opera è caratterizzata dalla presenza di una melagrana, simbolo di rigenerazione e resurrezione nella tradizione cristiana, che aggiunge un ulteriore livello di significato iconografico.
Cristina Galassi ha spiegato come l’identificazione dell’opera sia stata possibile grazie al lavoro minuzioso del Nucleo dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale. Gli esperti hanno utilizzato elementi distintivi come le lacune cromatiche, i danni causati da agenti biologici e dettagli della cornice per ricostruire l’attribuzione dell’opera e contestualizzarla nel corpus dello Pseudo Pierfrancesco Fiorentino.
Nel suo intervento, la storica dell’arte ha fornito una panoramica sul maestro e sulla bottega da cui proviene il dipinto. Pierfrancesco Fiorentino, influenzato da maestri come Benozzo Gozzoli e Alessio Baldovinetti, ha prodotto opere destinate sia a pale d’altare che alla devozione privata. La professoressa ha evidenziato come queste “anconette” mariane, spesso considerate oggetti seriali, siano in realtà frutto di una tradizione artistica di altissimo livello.
La Madonna presentata è un dettaglio di un’Adorazione del Bambino in un ambiente boschivo, tema che richiama l’opera realizzata da Filippo Lippi per la cappella Medici a Firenze. Questo esempio sottolinea l’influenza dei grandi maestri sulle botteghe rinascimentali, capaci di adattare modelli iconografici a esigenze devozionali più intime.
La melagrana come simbolo del sangue di Cristo, pegno di sacrificio e resurrezione
Tra i dettagli più affascinanti del dipinto spicca la melagrana, un simbolo ricorrente nell’arte medievale e rinascimentale. La professoressa Galassi ha spiegato come i chicchi rossi della melagrana rappresentino il sangue di Cristo, richiamando temi di sacrificio e resurrezione. Questo elemento lega l’opera al contesto spirituale e culturale del periodo, sottolineando il suo valore devozionale.
L’intervento ha messo in evidenza la qualità tecnica e stilistica dell’opera, descrivendone i dettagli, come il velo trasparente e il rosso rubino delle vesti. Nonostante fosse stata prodotta in una bottega, il livello di perfezione formale dimostra come queste opere siano espressione di un altissimo livello artistico.
Galassi ha sfatato il mito secondo cui la serialità della produzione rinascimentale ne riducesse il valore, evidenziando invece la capacità delle botteghe di combinare arte e devozione in modo magistrale.
La Madonna con il Bambino e San Giovannino appare per la prima volta in un inventario comunale risalente al 1933, sebbene la sua provenienza esatta rimanga incerta. La professoressa ha sottolineato la necessità di ulteriori ricerche per chiarire se l’opera provenga da una collezione privata o da un altro contesto.
Ha inoltre ricordato la drammatica vicenda del furto dell’opera, creando un parallelo storico con altri celebri trafugamenti, come quello della Deposizione Baglioni di Raffaello nel 1608.
Opera di profondo significato identitario per la comunità eugubina
Oltre al valore artistico, l’opera ha un profondo significato identitario per la comunità. La professoressa ha sottolineato come il suo ritorno rappresenti un momento di gioia collettiva, restituendo alla città un pezzo della sua storia. Questo evento, ha affermato, è un esempio di come la tutela del patrimonio culturale sia fondamentale per mantenere viva la memoria e l’identità di un luogo.
Galassi ha espresso profonda gratitudine verso l’Arma dei Carabinieri, in particolare il Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale, per il lavoro straordinario svolto nel recupero dell’opera. Ha lodato il loro impegno silenzioso ma efficace, sottolineando come questo tipo di attività sia essenziale per preservare il patrimonio italiano.
Ha inoltre elogiato l’amministrazione comunale per il supporto nella conservazione e valorizzazione dell’opera, dimostrando come la collaborazione tra istituzioni sia fondamentale per il successo di simili progetti.
Concludendo, la professoressa Galassi ha invitato tutti a riflettere sull’importanza della tutela del patrimonio culturale come simbolo di identità e memoria collettiva. Ha auspicato che episodi come questo possano servire da esempio per continuare a investire nella conservazione e valorizzazione delle opere d’arte.