Un metodo nuovo, quello ideato dalla CNA regionale, per cercare di disegnare le priorità dell’Umbria del futuro in pochi punti, da sottoporre alle principali candidate a ricoprire la carica di governatrice.
L’associazione imprenditoriale, infatti, ha presentato il rapporto commissionato al Cresme Ricerche sui dati economici e sociali della regione. E quella che ne esce è un’Umbria in chiaroscuro, con risultati altalenanti. Per questo CNA Umbria vuole “ripartire dai dati per definire le priorità per il futuro.

Quella delineata dalla ricerca affidata alla società romana, specializzata nella fornitura di informazioni e know-how per descrivere e prevedere l’andamento dell’economia, è una regione che cresce e recupera terreno, ma meno di altre realtà territoriali. In cui aumentano produttività e posti di lavoro. Ma dove il valore aggiunto per occupato è molto più basso della media nazionale. Con un fatturato dell’export molto lusinghiero ma scarsi livelli di efficienza della pubblica amministrazione.

Ora, a poco più di un anno di distanza dal precedente studio dedicato al territorio, CNA è andata a verificare l’evoluzione di alcuni indicatori. Il tentativo è quello di capire come sono andate le cose negli ultimi 20 anni. E, soprattutto, di fornire indicazioni preziose rispetto a cosa fare per garantire all’Umbria sviluppo e benessere negli anni a venire.

CNA e l’Umbria del futuro: la prossima settimana un confronto tra le Donatella Tesei e Stefania Proietti sui dati

Siamo usciti dalla crisi post Covid con un grande scatto di reni del sistema imprenditoriale – ha affermato il presidente di CNA Umbria, Michele Carloni. Ciò anche grazie ad adeguati sostegni regionali e nazionali. Ma ora l’economia sta rallentando nuovamente. Chiamando tutti a fare scelte che incidono direttamente sulla competitività e l’attrattività dell’Umbria. Per questo per la prossima settimana abbiamo organizzato un confronto tra le due principali sfidanti alla carica di presidente della Regione. A Tesei e Proietti sottoporremo una serie di proposte su alcuni temi strategici, suffragati anche dai dati della ricerca commissionata al Cresme”.

Sulla base dei dati raccolti dall’Istituto di ricerche, CNA Umbria ha avviato un’ampia discussione sul futuro dell’Umbria. Che ha visto coinvolti i gruppi dirigenti al proprio interno, per individuare le principali criticità che le imprese affrontano quotidianamente.

Abbiamo formulato dieci proposte su altrettanti temi – ha ripreso il presidente Carloni -. Questioni su cui crediamo si debba lavorare nella prossima legislatura. Si tratta di riforme per noi non più rinviabili. Come abbiamo rilevato dai dati di Cresme Ricerche, sul fronte della produttività industriale, pur essendo ancora molto indietro, da otto anni a questa parte abbiamo recuperato terreno. Ma dopo la pandemia – ha concluso il presidente di CNA Umbria – servono scelte chiare da parte delle Istituzioni”.

Ecco i dieci punti dell’agenda sul futuro dell’Umbria della CNA regionale

  • Una concreta integrazione tra sistema dell’istruzione e mondo del lavoro,
  • la crescita dimensionale delle imprese,
  • la riqualificazione del territorio,
  • l’industrializzazione del turismo,
  • l’attrazione di nuovi residenti nei centri storici,
  • l’adozione di un nuovo modello organizzativo per il welfare e la sanità,
  • la chiusura del ciclo dei rifiuti,
  • la semplificazione amministrativa per migliorare la competitività,
  • un grande patto dell’Italia centrale sulle infrastrutture,
  • riforme non più rinviabili.

Ecco tutti i dati del Cresme Ricerche sull’economia dell’Umbria in chiaroscuro

Dopo la pandemia – ha esordito Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme, illustrando la ricerca – l’Umbria è tornata a crescere. E a fine 2024 supererà il valore aggiunto 2019 (+ 0,2%). Ma è una crescita inferiore non solo a quella delle regioni più performanti, ma anche alla media nazionale. Da almeno venti anni, d’altronde, la regione fa meglio solo rispetto al Molise e alla Calabria“. 

Per quanto riguarda i settori, nel 2022 solo il commercio è tornato ai livelli precedenti la grande crisi iniziata nel 2008. Mentre tutti gli altri comparti sono al di sotto di almeno dieci punti (industria e costruzioni addirittura del 30% più bassi).
Buone notizie, invece, sul fronte della produttività industriale, che dal 2016 cresce più della media nazionale sebbene partendo da livelli molto più bassi.
Il dato macroeconomico più positivo per il 2024 è quello relativo al fatturato dell’export, che si attesta su un + 6,8% (in Italia + 1,1%). Sono soprattutto la siderurgia, il tessile e l’agroalimentare a spingere le esportazioni.

Positivi – continua Bellicinianche i dati relativi all’occupazione, aumentati del 2,6% nel 2023 rispetto all’anno precedente, mentre anche nei primi mesi del 2024 gli occupati sono cresciuti dell’1,2%. Male il valore aggiunto per occupato, così come i redditi, che collocano l’Umbria all’11esimo posto tra le Regioni, davanti solo alle regioni meridionali“.

Boom del turismo, che nel 2023 ha segnato il picco storico di arrivi e presenze, soprattutto grazie ai visitatori italiani. Mentre resta molto da fare con gli stranieri. Negativi i dati sulla demografia, con una perdita netta di quasi 40mila residenti nel decennio 2013-2023. Il progressivo invecchiamento della popolazione (che vede gli over 65 in continua crescita rispetto alla popolazione in età lavorativa) e un saldo migratorio estero in perdita.
In termini di qualità della vita l’Umbria è ancora a buoni livelli: l’aspettativa di vita vede Perugia e Terni rispettivamente al 16esimo e 53esimo posto rispetto alle altre province italiane. Sulla qualità dell’aria l’Umbria verde vede Perugia in 24esima posizione, mentre Terni è all’87esima.
La sanità umbra vede un alto numero di medici specializzati in rapporto agli abitanti – ha concluso il rappresentante del Cresme -. Ma una bassa disponibilità di posti letto specializzati. Sul tema dei rifiuti, bene i livelli della raccolta differenziata anche se migliorabili, soprattutto a Perugia, ma occorre lavorare per la chiusura del ciclo di smaltimento. Le infrastrutture continuano a rappresentare uno dei problemi maggiori per l’Umbria. Situazione critica per quanto riguarda la competitività della pubblica amministrazione. In ambito nazionale l’Umbria fa meglio delle regioni meridionali ma peggio di tutte le regioni settentrionali, ad eccezione della Lombardia”.